Ritratto
Luce
Luce di occhi
e sguardi smarriti
mi giungono improvvisi
raccontano
storie che non so ascoltare.
Se riuscissi
a vedere
la loro luce
e se la comprendessi
quella luce
sarebbe
il mio ritratto.
Luciano Puzzo
Oggi ho scritto e cancellato, moltiplicato alfabeto su alfabeto,
dipinto a strati sovrapponendo e sottraendo, acrilici, pastelli, vernici.
Sono andato oltre l’orizzonte immaginario, ho incontrato
uno sguardo sgomento, pupille parlanti ormai senza suoni,
feroci e indifese; cercava l’isola, la sua isola smarrita.
Chi sei? Ho domandato incerto.
Nessuno… non sono più nessuno, ha risposto con parole afone.
Sono rimasto in silenzio a lungo asciugando le mie lacrime con
il dorso della mano.
Luciano Puzzo
Dialoghi Con/temporanei
Puzzo presenta, invece, una denuncia decisa di una società dove la moltitudine di lingue finisce per soffocare ogni cosa, in un tempo come il nostro in cui non riesce ad emergere alcuna voce. La serie di opere che Luciano Puzzo espone è solo uno dei capitoli di un romanzo per immagini e parole che l’artista ha iniziato a “scrivere” quando il 3 ottobre del 2013 si è trovato per la prima volta di fronte alla tragedia del Mediterraneo che si compiva catastroficamente a poche miglia dal porto di Lampedusa. Tragedia ancora in corso e della quale l’artista si fa dolorosa voce, un’arte che è denuncia di fatti gravissimi e al tempo stesso battaglia contro il mondo attuale della comunicazione. “Raccontano storie che non so ascoltare” sono le parole che emergono da una delle opere montata in polittico. Il lavoro di Puzzo è multimediale: la parola, l’immagine, il suono, tutto sfuma e si confonde restituendoci frammenti strazianti. La sua è una posizione empatica ma decisa, nata dall’urgenza di restituire una voce vera.
No one – Now elementi chiave all’interno di una scrittura afona, poche parole chiare nella confusione di grafemi e fonemi che ci fa udire mille lingue senza riuscire a focalizzarne il significato. Dice Puzzo “se la comprendessi (quella luce) sarebbe il mio ritratto” e l’operazione che l’artista compie è proprio quella di attivazione dei neuroni specchio: il ritrovarsi nello stesso sguardo, uno sguardo intenso e al tempo stesso incapace di comprendere. Il volto di questa bambina dagli occhi profondi viene tagliato, smembrato, riassemblato, è un’operazione di appropriazione. L’artista elabora e rielabora il ritratto. “Ritratto”, scritta che compare come una insegna e che ci lascia titubanti di fronte alle mille possibilità che apre. Gioca con l’ambiguità delle parole, con il rimando immediato del termine a un contesto aulico o quantomeno accattivante. Poi però ci si trova spiazzati di fronte a questa bambina che non ci guarda, che osserva qualcosa che sta succedendo oltre la nostra spalla sinistra. Dietro di noi, proprio ad un passo, sta accadendo qualcosa di cui non ci eravamo accorti e anche lei sembra faticare a comprendere quello che sta vedendo o forse il suo sguardo è atterrito o forse ancora ormai abituato. Nessun pietismo, non si tratta solo di una vicinanza empatica, non è l’emozione che si dissolve rapidamente, la posizione di Luciano Puzzo, artista che proviene dal mondo del marketing creativo e che ben conosce i meccanismi ingannevoli del communication system, è la consapevolezza sociale e politica, la tensione nella ricerca di un sistema di giustizia più alto.
Paola Donato